mercoledì 30 dicembre 2015

Traffico indiano


Traffico in autostrada


Corsia di sorpasso
Il passaggio tra Rajastan e Gujarat, benché si tratti di due stati diversi a tutti gli effetti, con una sorta di barriera doganale sull’autostrada, è in pratica poco visibile, una baracca che forse contiene qualche ufficio polveroso, con scrivanie vecchie di decenni e un gruppetto di militari che ammucchia montagne di inutili carte in scaffali squinternati.  I mezzi di trasporto infatti, in particolare le migliaia di camion che transitano su queste strade, hanno l’obbligo di avere particolari permessi per passare da uno stato all’anno e la maggior parte degli stracarichi truck esibiscono orgogliosamente sul frontale la scritta All India permit, che consente di passare dovunque, mentre sul cassone posteriore resiste l’onnipresente Horne please, un invito all’utilizzo del clacson che rappresenta evidentemente uno stato mentale del traffico del paese, dove lo strombettamento continuo è sintomo di presenza, di affermazione, di segnale di intenzione, insomma la dimostrazione di esistenza in vita in movimento. Sull’autostrada per fortuna la velocità è comunque limitata. Da un lato la fila interminabile di camion che intasa completamente una corsia di marcia, strabordando spesso con carichi giganteschi avvolti in lenzuoloni bianchi trattenuti da corde, che si rigonfiano al vento. Ogni mezzo si carica fino all’inverosimile causando oscillazioni ambigue o addirittura una marcia costantemente inclinata da un lato. 

Autostrade indiane
I bus e le corriere che nella maggior parte dei casi, sono un ammasso di lamiere arrugginite coperte in parte da scritte e disegni colorati di ogni classe di divinità, anche di religioni diverse che non si sa mai. La parte del leone la fa Ganesha, il dio dalla testa di elefante, protettore dei viaggi, allegro e fortunato, ma anche Gesù o Buddha sono frequentemente presenti. Questa però, è gente che ha fretta e si muove zigzagando tra le corsie, un percorso ondivago che vorrebbe costantemente rimanere sulla corsia di sorpasso, ma che di continuo si porta sul lato della strada per scaricare gli arrivati a destinazione e caricare i nuovi passeggeri. Nella maggior parte dei casi , un congruo numero di passeggeri viaggia sul tetto del veicolo, accoccolata a gambe incrociate, tenendosi alla meglio al tettuccio, mentre altri, in evidente surplus, rimangono appesi fuori dalla porta o dietro. L’equilibrio sembra decisamente precario, ma misteriosamente sembra che non caschi giù mai nessuno, almeno quasi sempre. I mezzi in avaria vengono invece abbandonati in mezzo alla strada, con delle frasche lasciate qualche metro addietro per segnalarne la presenza. 

Al pozzo
A volte vedi qualcuno attorno che tenta una riparazione, altre volte autisti e trasportati rimangono a lato, sdraiati in attesa di soccorsi. In tutto questo bailamme che comprende ogni sorta di mezzi motorizzati, risciò, carretti a trazione animale, bici e moto, bisogna considerare le vacche e bovini vari che stazionano ai lati, attraversano lentamente perché l’erba dall’altro lato della strada è sempre migliore oppure vi si sdraiano in mezzo a ruminare, essendo l’asfalto forse più confortevole. L’attraversamento delle greggi invece blocca completamente il flusso normale del traffico. Gli autisti abituati a questa tipologia di movimento non danno grandi segno di nervosismo. Anche quando capita e non di rado che il camion davanti a voi si sposti e compaia all’improvviso sulla corsia di sorpasso, un mezzo che si muove in senso contrario al senso di marcia, l’autista fa un cenno di fastidio con la mano e alza gli occhi al cielo, come dire, quanta pazienza che bisogna avere e si sposta con calma per evitare il frontale. Comunque alla fine si arriva e compatibilmente con la massa in movimento, gli incidenti sembrano piuttosto rari. 
Il pozzo

In qualche modo comunque si arriva ad Ahmedabad, la capitale del Gujarat, una grande città di oltre 5 milioni di abitanti, per uno stato tutto sommato ricco rispetto al suo vicino del nord. Le sue risorse arrivano da una agricoltura abbastanza fiorente anche se condizionata dal monsone, soprattutto il cotone che contribuisce anche ad alimentare una fitta industria tessile ed al commercio che tradizionalmente ha popolato lo stato di mercanti e di spostamento di merci. Tuttavia anche qui l’acqua è un problema stagionale, troppa in alcuni periodi, nulla in altri, situazione che ha portato nei secoli alla progettazione di un sistema di serbatoi di grandi dimensione, veri e propri laghi artificiali per la raccolta di quanto arriva dal cielo durante il monsone e di pozzi a gradini, spesso molto profondi, chiamati Baori in Rajastan e Vav in Gujarat, che sono diventati nel tempo sistemi architettonici complessi che hanno prodotto vere e proprie opere d’arte. 

Il pozzo
Alle porte della città, uno dei più famosi di questi pozzi, l’Adalaj Vav, costruito nel 1499 penetra nelle profondità della terra con cinque piani sempre più profondi, circondato da una impressionante ricchezza di pilastri scolpiti, balconate e pannelli di pietra, che aggettano sulle gradinate che scendono verso il fondo, raccontando storie di artigiani e mercanti, di dei e amori tra re e principesse. Costruire i pozzi era considerato da parte di chi governava, un obbligo religioso per rispondere alle necessità del proprio popolo. Man mano che scendi nella profondità della terra, la temperatura è sempre più fresca e gradevole e non fatichi ad immaginare gruppi di donne che arrivavano a prendere l’acqua coi grandi contenitori di ottone tenuti sotto il braccio o pieni in equilibrio sulle teste, fermandosi a chiacchierare e a godere del fresco de sottosuolo al confronto della torrida calura esterna. Appena fuori comincia la sterminata periferia della capitale.








SURVIVAL KIT

Al pozzo
Ahmedabad – Capitale del Rajastan, con molte cose da vedere in particolare nel centro storico, dove conviene trovare alloggio. I prezzi sono inferiori rispetto alle zone turistiche del Rajastan.

Adalaj Vav – Forse il pozzo storico più bello del Gujarat. Costruito nel 1499 dal sultano Begada, in cinque piattaforme successive, scende ad oltre 50 metri sotto terra con tre scalinate di ingresso ed è uno straordinario e ricchissimo esempio della scultura del periodo. Entrata libera.

Hotel Le Grande Residence - Old Sharda Mandir Cross Roads – Nuovo a qualche chilometro dalla città vecchia, raggiungibile solo con un mezzo. Camere moderne, pulite e ben fornite. AC, TV, free wifi anche in camera potente. No frigo. Bagno con buone dotazioni. Colazione ottima, una delle migliori avute in questo viaggio, con papaya e altri frutti. Personale gentile e disponibile. A pianterreno ristorante Spice Zone, molto frequentato, meglio prenotare. Cucina nord india buona a prezzi contenuti. Piatti 2/300 R. Servizio accurato.




Traffico

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