giovedì 23 aprile 2015

Arunachal Pradesh: La valle di Ziro


Donna Apatani



Nel villaggio

La valle di Ziro è in realtà un piccolo plateau ondulato che si apre tra gli spessi boschi dell'Arunachal Pradesh. In questo ristretto territorio vivono gli Apatani, una tribù rimasta isolata tra questi monti dove vive da sempre. Ci arrivi con fatica infinita attraverso alti passi ed una strada tortuosa e malandata. Ai bordi di questo spazio, quasi al confine con la foresta, sette villaggi che si vedono l'un l'altro separati da risaie che occupano tutta la parte centrale della valle. Ziro è il più grande e popoloso, qualche centinaio di case di legno e bambù su basse palafitte, più che altro per tenersi alti da terra, al riparo da animali ed insetti. Le case, affacciate sulle stradine del paese, sono rettangolari con una piccola veranda davanti e si allungano nella parte posteriore, tutte attaccate le une alle altre. Anche se di probabile origine tibetana, tuttavia non c'è nulla di scritto che riveli la storia di questo piccolo popolo, che a causa dell'isolamento ha mantenuto ancora molte delle sue tradizioni. La loro economia è basata sull'agricoltura e sulla foresta. Sono gli unici che riescono a sfruttare la poca acqua a disposizione, il torrente che percorre la valle è un rigagnolo piuttosto misero, per coltivare il riso per tutto l'anno, attraverso un complesso sistema di irrigazione. Il controllo delle infestanti è mantenuto attraverso rotazioni col miglio e un intenso lavoro di zappa, che svolgono soprattutto le donne, dal mattino alla sera nei campi. 

Spidocchiamento
Gli uomini si dedicano generalmente alla caccia, alla foresta ed ai giardini di bambù, il materiale da costruzione più comune. Tuttavia ciò che più colpisce di questa gente sono i volti delle donne. I loro nasi sono stati, fin da piccole, deformati in modo esagerato, attraverso due larghi fori laterali, in cui vengono inseriti dei piattelli di legno via via più grandi che lo rendono alla fine una sorta di piccola proboscide rigonfia. Il volto è attraversato da un tatuaggio in nero, costituito da una linea verticale che dalla fronte scende sul naso e il mento è segnato da una linea trasversale sotto il labbro inferiore da cui scendono cinque linee verticali a simulare una specie di barba. I lobi delle orecchie hanno un grande buco a cui vengono appesi pesanti orecchini metallici ed i capelli sono raccolti a cipolla sulla sommità del capo in cui vengono infilati stecchi colorati. Non è chiaro se questa immagine sia dovuta ad una moda invalsa nella tribù, per contraddistinguersi dai vicini o se sia stata ritenuta un abbellimento che attira il sesso opposto; le donne, si sa bene, in ogni parte del mondo, si sottopongono volontariamente o meno, alle torture più indicibili a questo scopo. Un'altra spiegazione che viene data, forse tirata un po' per i capelli, è la seguente. 

Un villaggio della valle di Ziro
Pare che la bellezza delle donne Apatani fosse talmente famosa e proverbiale presso le tribù confinanti che, in particolare i vicini, i bellicosi e prepotenti Nishi, erano soliti intraprendere scorrerie periodiche per rapire le più giovani e portarle ai loro villaggi. Se da un lato questo fatto poteva contribuire a diminuire i problemi endogamici di queste isolate comunità, pare che i maschi Apatani non fossero molto contenti della cosa. Così cominciò la tradizione di imbruttire al massimo le ragazze fin da giovani, rendendone il viso ed in particolare naso il più deformato possibile, al fine di stornare le attenzioni degli aspiranti rapitori. Questa versione di fantasia, avrebbe una sua giustificazione in parte nella decisa antipatia e nel contrasto che rimane attuale con i vicini Nishi e anche nel fatto che queste donne, ritenendosi evidentemente poco attraenti, non gradiscono molto di essere fotografate. La pratica infatti sta andando in disuso e le ragazze, esibiscono volentieri gli orecchini, ma col cavolo che si tatuano il mento o peggio si sgorbiano il naso, di certo preferendo mantenere la fama che riguarda la loro proverbiale bellezza. Per gli uomini invece, rimane la pratica del tatuaggio, un piccolo segno a T sul mento e la crocchia di capelli con ornamenti che la attraversano e gli orecchini di legno. 

Donna Apatani
Davanti alle case alti pali col segno del sole e della luna, la religione animista della valle, su qualcuna invece una croce, segno inequivocabile che i missionari battisti o cattolici sono già passati lasciando il loro segno. In un angolo a fianco del terrazzino, dove vengono ammucchiate le cataste di legna da ardere per l'inverno, i segni dei sacrifici effettuati dalla famiglia, piccole e barocche costruzioni di bambù preparate per segnalare il luogo dove lo sciamano, dopo i lunghi canti di rito per richiamare gli spiriti del bosco, ha dato il via al sacrificio stesso. Ne rimangono ancora i resti, per quelli più piccoli, forse per risolvere il problema di qualche lieve malattia che aveva colpito un membro della famiglia, una incastellatura con i posti dove porre uova, con ancora appese le penne più grandi di qualche malcapitato gallo. Per i matrimoni, o per inaugurare una nuova casa o addirittura per i problemi davvero gravi, gli altari si fanno più complessi ed i segni dei sacrifici, teschi appesi di animali più importanti, adornano i pali. Il paese è quasi deserto per tutto il giorno, solo qualche uomo che sta effettuando dei lavori di manutenzione alla sua casa o una vecchia, che nasconde il suo naso deforme, non più in grado di andare nei campi o nella foresta, seduta davanti alla casa ad aspettare il ritorno dei congiunti o a guardare qualche bambino seminudo che gioca per terra tra le galline. 

Tornando a casa
Ogni tanto dal sentiero che arriva dalle risaie compaiono un paio di donne con grandi gerle squadrate tenute sul capo da una larga fascia che ritornano a casa con prodotti dell'orto o legna raccolta. Se no soltanto il grugnire dei maiali che scorrazzano nei liquami sotto alle case. E' già quasi buio quando le ragazze cominciano a rientrare dai campi. Cantano e ridacchiano al passaggio, ostentando i visi graziosi e sorrisi smaglianti.  Attraversano le zone dei granai, piccole costruzioni squadrate, tutte erette fuori del paese, su pali interrotti da larghi piattelli di pietra per isolarli dai topi. I paesi sono interamente costruiti in legno ed i fuochi delle cucine, liberi all'interno, provocano frequenti incendi in cui spesso se ne va l'intero paese, così la vera ricchezza, le derrate alimentari sono tenute separate dalle case stesse. E' una pratica di prevenzione comune in molte culture. Nelle case allora, cominciano a scoppiettare i fuochi delle cucine. Il fumo nero esce dalla sommità dei tetti di lamiera attraverso un buco ed il grande stanzone centrale delle long houses comincia a scaldarsi. La notte scende in un attimo e a questa altezza comincia a fare freddo. Tosse grassa e catarro assicurati.


Donna Apatani

SURVIVAL KIT 

Vagliando il riso
Biirii Basti Ziro Valley Resort -Biirii Vollage, Ziro.- 1800 R. - posizione molto buona per visitare la valle e i dintorni. Serie di bungalow spartani ma puliti. Personale come sempre gentilissimo e parlante inglese. In inverno, chiedere la stufetta perché di notte fa piuttosto freddo. La corrente va via spesso, sostituita dal generatore. Dotazioni semplici. No wifi. Essendo piuttosto isolato conviene cenare lì. Cucina valida. Cena attorno alle 300R. Colazione completa. Chiedere il thè allo zenzero molto buono. Tenuto conto della zona, direi che questa soluzione è assolutamente valida e ragionevolmente economica.


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Quasi in partenza

La strada tra North Lakhimpur e Ziro (circa 130 km - 3/4h)

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