martedì 18 marzo 2014

Religioni


Il tempio principale della religione Cao Dai

La facciata
Certamente, visitando i diversi templi sparsi per la città e, nei giorni successivi, quelli del resto del paese, li trovi sempre pieni di gente che prega, che offre bastoncini di incenso e brucia soldi finti negli appositi bracieri. Anche le chiese cattoliche sono molte e tante ne vedi in costruzione, d'altra parte il cristianesimo risulta la seconda religione del paese quasi il 10% della popolazione. Insomma, nonostante un regime politico ufficialmente ateo, la gente sembra crederci, anche se, contrariamente ai paesi vicini, non vedi mao monaci in giro. La sensazione, come ho già detto, è di una credenza popolare più volta verso la superstizione addizionata ad un culto sincero verso gli antenati della famiglia, da onorare e ricordare e un generalizzato senso che qualche cosa ci sia, quindi meglio non mettersi contro nessuna di quelle forze incontrollabili e superiori che governano il mondo, anche nelle forme più esteriori. Proprio per questo sembra dominare un senso di sincretismo che accetta e ingloba un po' tutto; includendo in fondo non si sbaglia mai. Così se volete una dimostrazione di questo assunto non dovete perdervi una visita a Tay Ninh, a un centinaio di chilometri ad ovest di Saigon, dove ha sede quello che si potrebbe definire come il Vaticano di una religione di cui, scommetto, la maggior parte dei miei lettori non ha mai sentito parlare. Si tratta del Caodaismo, un credo che rappresenta pur sempre quasi il 3% della popolazione. Questa setta sincretistica nata nel XX secolo, ha avuto anche una notevole importanza politica, con una sua propria milizia apertamente schierata contro i francesi, assieme a quella dei buddhisti Hoa Hao, altra setta unicamente vietnamita e poi successivamente  schieratasi come terza forza durante la guerra con gli americani. Bisogna sempre ricordare che questa provincia fu uno dei punti più caldi della guerra. 

Alti gradi del Caodaismo
Qui finiva il sentiero di Ho Chi Minh e la zona fu teatro di violentissimi combattimenti. Anche durante la guerra successiva con la Cambogia, tanto per non farsi mancare nulla, la zona fu devastata da atrocità sui civili. A causa del mancato sostegno al Fronte, le proprietà Cao Dai vennero confiscate dopo la liberalizzazione, ma successivamente la normalizzazione riportò tutto come prima e il culto riprese in pieno. Ma di cosa si tratta esattamente? Il fondatore Ngo Minh Chieu, era uno spiritista che vantava un contatto con gli spiriti dei morti, cosa a cui i vietnamiti sono molto sensibili e radunò tutti i credi in un'unica religione onnicomprensiva partendo dall'assunto che ogni tempo ha i propri uomini eccezionali che predicano per il bene dell'uomo. Unendo la cosiddetta triplice religione del Vietnam, il misto tra Taoismo, Confucianesimo e Buddhismo alle credenze ancestrali del paese, un animismo che si fondava sul culto femminile delle ninfe dei boschi e delle sorgenti, il Cao Dai (la torre elevata) comprende tutte le manifestazioni religiose successive, dal Cristianesimo all'Islam, unito perché no, all'illuminismo laico. Non per nulla il mistico Ngo aveva studiato alle scuole francesi. Tutto è fondato sull'idea della persona buona che evitando le male azioni può liberarsi del ciclo delle reincarnazioni, mentre le anime dei morti interpellate con apposite sedute spiritiche aiutano i vivi consigliandoli come bene agire. Dopo le prime due fasi delle rivelazioni, a cominciare da Lao Tse, e poi Buddha, Confucio, Mosé, Gesu e Maometto, è seguita una terza fase in cui gli spiriti nobili, che rimangono in contatto con noi durante le sedute, aiutano i fedeli costantemente. 

Una dei cardinali donna
Tra questi, gli occidentali Giovanna d'Arco, Shakespeare, Lenin, e udite udite Victor Hugo, che appare spesso e per questo è stato insignito dell'incarico postumo di missionario all'estero per propagandare il credo. La sede è nel villaggio di Long Hoa, pochi chilometri fuori città, in una enorme superficie ricca di giardini e costruzioni coloratissime che fa pensare tanto al Tiger Balm Garden . Ci arrivi dopo aver sfilato le infinite risaie che si allargano a perdita d'occhio, non appena abbandoni la congestionata periferia di Saigon. A poco a poco, i nuovi capannoni industriali, si diradano; gli scheletri dei palazzoni non finiti cessano di puntare verso il cielo le dita di cemento e ferro che comincia ad arrugginire e lo spazio si dilata, gli argini di terra racchiudono spazi grandi e piccoli e l'uomo e soprattutto le donne col cappello a cono, chine nel fango ne ridiventano protagoniste. Ti accorgi di essere arrivato, non solo per le cancellate e gli ingressi colorati e barocchi, ma per i gruppi di fedeli che bardati da lunghi sai bianchi, si dirigono verso la funzione del mattino. Nei giorni festivi i fedeli sono alcune migliaia. Non puoi non rimanere impressionato da questa massa di paramenti colorati a seconda della tendenza, giallo per Buddha, rosso per Confucio, blu per Laotse. Anche gli elaborati cappelli e tiare identificano i diversi gradi. Il tempio principale è spettacolare. Ispirato alle chiese francesi, con due grandi campanili esterni sulla facciata, oltre alle simbologie onnicomprensive, croci, guglie, cupole e mezzalune islamiche, sole e stelle, animali fantastici, è una esplosione di colori smaglianti. 

La navata centrale del tempio
L'interno poi, con la sua fuga di  colonne attorcigliate dai dragoni, ti stupisce per la vastità. Dalla balconata superiore, sotto la volta stellata, rimani attonito a contemplare la vastità dello spazio che a poco a poco comincia a riempirsi. Gli uomini da destra, le donne da sinistra, i fedeli sfilano ordinati andando a riempire i posti evidentemente assegnati con cura e dipendenti dal grado e dalla posizione nella scala gerarchica della setta. Man mano che si  avanza verso il centro ed il fondo della chiesa, noti vestiti e copricapi più elaborati. Una donna anziana completamente coperta da un velo bianco, evidentemente uno dei gradi più alti, è al centro quasi vicino alla enorme sfera blu ricoperta di stelle che troneggia a mezz'aria verso il fondo della sala, sotto la cupola del paradiso. Su tutto, dai lati alle finestre così come sul fondo, il triangolo simbolico dentro al quale campeggia l'occhio vigile della divinità, una sorta di logo del grande fratello. Poi il rituale segue il suo corso scandito dai gong, dalle campane e dai colpi di tamburo, preghiere, invocazioni, canti che tutta la comunità esegue al suono discreto di un gruppo di strumenti tradizionali, piazzati in alto in una sorta di palco. Rimani in ascolto quasi estatico, come capita in tutte le manifestazioni di profonda religiosità. Chi crede profondamente contagia gli astanti qualunque siano i suoi miti. La cerimonia si dipana in tutte i suoi momenti istituzionali, poi dopo un'oretta, i gruppi escono in file ordinate, fermandosi a chiacchierare fuori dall'edificio, come da noi sul sagrato dopo la messa. 

L'occhio di Dio
Poi tutti se ne vanno alle loro case, lasciandoti una gran sensazione di pace, tra fiori e colori sgargianti, un po' santuario, un po' Disneyland, un po' carnevale, un po' festa del paese. Rimani ancora fuori del tempio a cercare di capire, sotto il grande affresco, circondato da fregi rococò, che raffigura i tre firmatari della Terza Alleanza con Dio. Il fondatore del socialismo in Cina, il dottor Sun Yat Sen che tiene il calamaio, il maggiore poeta del Vietnam, Nguyen Binh Khiem con un pennello da scrittura e Victor Hugo con la feluca da ambasciatore e la penna d'oca in mano, tutti con regolare aureola, che scrivono in cinese e francese: "Amore e Giustizia" e "Dio e Umanità". Quando te ne vai, per ributtarti nel caos del traffico, lasci tra gli immensi spazi, i vialetti delimitati da siepi curatissime, le piccole costruzione colorate e isolate tra gli alberi bassi, una sensazione di tranquillità serena. Il tempo per parlare con i morti è comunque limitato, bisogna tornare alla vita di tutti i giorni, alla realtà quotidiana, come sembrava suggerire, questa mattina alle 6, in albergo, mentre scendevo in ascensore, con uno sbadiglio a 32 denti, una ragazzina che faticava a tenersi in piedi su zeppe rosse con tacco 15 a stiletto, cercando di riaggiustarsi il trucco, dopo aver finito il suo lavoro. 

I firmatari dell'alleanza.
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SURVIVAL KIT 8

Arrivare a Tay Ninh coi mezzi pubblici è un problema, per cui io consiglierei caldamente di prendere un giro organizzato, direttamente dal vostro albergo, con una decina di $, oppure attraverso Asiatica Travel (www.asiatica-travel.comche ho usato io e che dà un ottimo servizio. Si parte al mattino per arrivare per la funzione di mezzogiorno, poi, generalmente questa meta è abbinata alla visita dei tunnel di Cu Chi che è sulla strada di ritorno al pomeriggio. Se siete della mia stazza, come giro vita intendo, potete saltare questa tappa, in quanto i tunnel sono talmente stretti e piccoli, più di quello della piramide di Cheope per intenderci, che non riuscirete neanche ad entrare. E' comunque esaustivo di quanto potesse essere la qualità di vita dei Vietcong durante gli anni di guerra. 

Tra Cu Chi e Tay Ninh si trova Trang Bang, la località dove fu scattata la fotografia simbolo dlla guerra del Vietnam, quella della bambina che fugge nuda ustionata dal napalm, che a quel tempo qui cadeva dal cielo a fiumi, ma per la verità, sul luogo non rimane niente da vedere.

Poco più in là potete raggiungere il confine cambogiano di Moc Bai (per andare o arrivare in pullman da Phnom Penh) Zona tax free dove vanno tutti a fare acquisti, oppure per passare il confine e gettarsi nella jungla dei casinò di Bavet. Anche i vietnamiti vanno pazzi per il gioco d'azzardo come i cinesi.

Per chi ha tempo si può trascorrere una giornata nel parco a tema di Dai Nam (50.000 dong) una Disneyland buddhista a tutto tondo. Vicino laboratori di oggetti laccati.



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1 commento:

Enrico Bo ha detto...

@Nid - e anche spettacolare!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!